venerdì 3 maggio 2019

I tormenti parigini del giovane Kavafis

Costantino Kavafis ha vissuto quasi tutta la vita ad Alessandria d’Egitto. Amava la città dov’è nato da una ricca famiglia greca, ma al contempo, sin da ragazzo, sentiva una pulsione a “cancellarla dalla sua mente per poter scrivere”. Sentiva il bisogno di allontanarsene e cercare nuovi orizzonti perché quella città “lo aveva prosciugato”, tanto che un breve viaggio a Parigi fatto all’età di 34 anni diventa per lui un’occasione per scandagliare questo tormento. 



Nella biofiction dedicata alla giovinezza del poeta, Cosa resta della notte (Nottetempo, traduzione di Andrea di Gregorio), la scrittrice greca Ersi Sotiropoulos ricostruisce e rielabora proprio i tre giorni trascorsi da Kavafis nella capitale francese nel giugno 1897, al termine di un lungo viaggio in Europa, prima del ritorno ad Alessandria. Sono giorni cruciali per lui. Il poeta è in crisi e si aggira inquieto ed euforico tra i boulevard, i caffè e gli alberghi, perseguitato da fantasmi erotici, ossessioni e l’estenuante ricerca della sua più profonda ispirazione poetica. 
Tre le luci e le ombre di Parigi, nel suo animo si enfatizza l’insofferenza per il provincialismo asfissiante alessandrino e si sente inseguito dal luogo natio, sensazione che ritroviamo nei versi de La città: “Non troverai nuove terre, non troverai altri mari. / Ti verrà dietro la città. Per le stesse strade / girerai. Negli stessi quartieri invecchierai; / e in queste stesse case imbiancherai”. Un immaginario che in seguito ribalterà completamente fino a lasciare ai posteri “Itaca”, elogio al viaggio anziché alla meta, suo capolavoro scritto 14 anni dopo il soggiorno parigino, a 48 anni. 
Il libro di Ersi Sotiropoulos (Prix Méditerranée Étranger 2017), acquista importanza nel panorama letterario proprio perché non si concentra sulla figura pubblica, ma sulla poco conosciuta travagliata vita interiore del poeta destinato a diventare famoso in tutto il mondo soprattutto post-mortem per il celebre incipit: “Quando ti metterai in viaggio per Itaca / devi augurarti che la strada sia lunga, / fertile in avventure e in esperienze”. 
In Cosa resta della notte si incontra il Kavafis più intimo, con le sue fragilità e gli amori omosessuali tra cui l’innamoramento per un ballerino russo. Pagina per pagina, si cammina con lui per Parigi, di fianco a carrozze e cocchieri, si sta in sua compagnia nelle conversazioni con il fratello John e nell’esplorazione di una città scossa dal caso Dreyfus e, in ogni gesto e in ogni scelta, si sente l’eco dei suoi versi e dei desideri più segreti. Il suo è un procedere lento, tra passato e presente. E’ uno scoprire sé stesso e il suo riflesso in una terra feconda per l’arte e per l’ispirazione che fu un seme per le sue opere future. 

Il Mattino - 28/04/2018



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