sabato 8 gennaio 2022

Camila Sosa Villada: vita da trans, viaggio al termine della notte

Durante l’infanzia, quando Camila Sosa Villada ancora si chiamava Cristian Omar, veniva spesso punita dai genitori e rinchiusa in camera per ore. Proprio in quei momenti di isolamento forzato, l’anima smarrita del bambino che si stava cercando, ha avuto le prime occasioni per scoprire parti inespresse di sé stesso. 

Per sfuggire alla noia Cristian Omar si dilettava a scrivere e a vestirsi da donna e, in quei giochi liberi, germinavano i semi della sua futura identità. Dopo anni di solitudine, un rito di passaggio non facile e grandi sacrifici per guadagnarsi da vivere sia come venditrice ambulante e addetta alle pulizie, sia come prostituta, Camila Sosa Villada, argentina, 39 anni, ha trovato strade per ricostruirsi, mostrarsi alla luce del sole e vivere a pieno: è diventata scrittrice e attrice e il suo lavoro viscerale, dirompente e autentico ha conquistato un ampio pubblico. Il suo esordio letterario Las malas, romanzo che mescola autofiction, realismo magico e tematiche queer, sta girando il mondo ed è arrivato anche in Italia con il titolo Le cattive (Sur, traduzione di Giulia Zavagna). 

Partendo dalla conoscenza profonda dell’Inferno delle trans prostitute, Camila Sosa Villada è riuscita a trasformare la vergogna, la paura e l'umiliazione in alta prosa e ha saputo commuovere i lettori con una storia amara e realistica che è un po' fiaba e un po' horror. Le protagoniste sono le trans di Parco Sarmiento a Córdoba capitanate da La Zia Encarna, madre protettrice di tutte dal corpo martoriato e i seni gonfiati dall’olio di motore. Intorno a lei si muovono La Machi, curatrice di ogni male, Maria la Muta che sogna di volare, Natalí, che assume la forma di una lupa a ogni plenilunio, e Camila, studentessa che cerca in ogni modo di non morire buttata in un fosso com’è successo ad altre trans. 

“Siamo creature notturne, perché negarlo – dicono -. Non usciamo durante il giorno. I raggi del sole ci debilitano, rivelano le indiscrezioni della nostra pelle, l’ombra della barba, i tratti indomabili degli uomini che non siamo. Non ci piace uscire di giorno perché le masse insorgono di fronte a simili rivelazioni, ci scacciano a suon di insulti, ci vogliono legare e appendere in piazza. Il disprezzo evidente, la sfacciataggine di guardarci e non vergognarsi affatto”. 

Il romanzo, che diventerà una serie tv scritta da Amando Bó (premio Oscar per la sceneggiatura di Birdman), è un ritratto di gruppo e al contempo un manifesto politico che critica il sistema capitalista neoliberista in cui la finta retorica della libertà di usare il proprio corpo si intreccia con le limitazioni imposte dall’estrazione sociale. Così, quando le trans riemergono di notte, dall’inferno che pochi conoscono, si trovano di fronte l’ostilità della luce e un mondo in cui tutto è contraddizione. 

Il Mattino - 2/1/2022

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