mercoledì 9 gennaio 2019

Pinar Selek, la dignità nel racconto della resistenza in Turchia

Pinar Selek non ha mai vissuto la resistenza come una forzatura: sin da piccola aveva capito che “la resistenza è il cardine di una vita felice”. In esilio a Nizza, frugando nei ricordi, a tanti km di distanza dalla sua Istanbul costretta a lasciare dieci anni fa, Pinar ha ritrovato proprio la bambina di 9 anni che, cresciuta in un ambiente culturale di sinistra, vivace e pieno d’amore, già faceva prove di resistenza a scuola e con gli amici. 
Per far partire la narrazione del romanzo autobiografico La casa sul Bosforo (Fandango), infatti, la scrittrice, sociologa e attivista vicina alle minoranze oppresse nel suo paese, colloca la storia in un contesto storico preciso: il colpo di Stato del 12 settembre 1980, data che segna un’intera generazione. Pur avendo solo 9 anni, Pinar ricorda bene il passaggio tra un prima e un dopo. E, da quel momento di transizione che cambia la vita di tutti, comincia a tessere le vicende dei suoi personaggi. Nello svolgersi degli eventi non traspare nostalgia, anzi si avverte un’atmosfera quasi allegra fatta di azioni, perché, come sottolinea la scrittrice, “nonostante la violenza e le ingiustizie che accadevano, intorno a me c’era amore. Tutti facevano qualcosa e si dimostravano affetto anche se soffrivano: è il senso della resistenza”. 



Anche andare in carcere a trovare il padre (recluso per 5 anni) o scrivergli lettere zeppe di domande perché lui aveva sempre “una risposta per tutto”, viene raccontato con dignità. “Da lontano cosa potevo fare? Solo decostruirmi. Faccio parte dell’identità turca dominante ma allo stesso tempo ne sono dissidente” spiega Pinar Selek, esiliata dopo anni di torture in carcere e un inferno giudiziario per l’accusa di complicità con il Pkk. Nel romanzo, ambientato nel quartiere di Yedikule, nella città che già ne La maschera della verità non riusciva a nasconderle i singhiozzi sotto le risa e le cicatrici sotto il trucco, c’è la vita quotidiana che forse non rivivrà più, ma c’è anche il sogno di vedere coabitare in armonia le minoranze armene, curde e greche e di avanzare sulle tracce di una giustizia finora assente. 

Il Mattino - 6/1/2019

1 commento: