giovedì 17 maggio 2018

Alisha Boe: "Tredici riparte parlando di giustizia e violenza"

Alisha Boe ha solo 21 anni ma parla e si muove già come una diva di Hollywood. La giovane attrice, conosciuta da un pubblico internazionale grazie al ruolo di Jessica Davis nella serie statunitense Tredici prodotta e distribuita da Netflix, è nata a Oslo da padre somalo e madre norvegese ma il destino a 7 anni l’ha portata a Los Angeles e le ha dato l’opportunità di approfondire il suo talento e costruirci intorno una carriera che sta dando già ottimi frutti. 
La prima stagione di Tredici, tratta dall’omonimo romanzo di Jay Asher, è stata tra le più apprezzate del catalogo per aver raccontato il mondo dell’adolescenza partendo da un suicidio e passando per altri temi delicati, dall'omosessualità alle violenze domestiche, dal bullismo allo stupro di cui la stessa Jessica è vittima. Nella seconda stagione che sarà disponibile sulla piattaforma dal 18 maggio, le vicende si concentrano sulle conseguenze della morte di Hannah Baker (Katherine Langforde) e sul processo affrontato dalla scuola Liberty High. Se nella prima serie erano state le audiocassette lasciate da Hannah a guidare la narrazione, ora sono inquietanti polaroid a condurre verso un segreto indicibile mentre qualcuno cercherà di insabbiare la verità. 



Alisha, cosa scopriremo nei nuovi episodi di Tredici?
La storia esplorerà il tema della giustizia e mostrerà come i compagni di Hannah e la comunità che le viveva intorno cercheranno di superare la sua morte. Jessica dovrà anche riprendersi dalla violenza sessuale subita. Cercherà di trovare un po’ di calma e di fare un percorso di ripresa psicologica. 
Cosa ha imparato da Jessica?
Jessica mi ha fatto maturare e capire tante cose del mondo, a partire da come vengono trattate le ragazze. A volte in modo durissimo. Ma ho capito anche quanto sono forti queste ragazze, capaci di sopportare violenza e soprusi. 
Cosa pensa del movimento #MeToo?
E’ scoppiato proprio quando stavamo girando. Leggevo di storie di denunce ogni giorno e ognuna descriveva brutte molestie. Queste storie mi hanno dato più voglia di lavorare. Sono grata a queste donne che hanno avuto la forza di denunciare perché così noi giovani avremmo meno possibilità di essere disturbate e molestate sul lavoro. Hanno avviato un cambiamento culturale. Le donne non si sentono più vittime, e questo porterà buone ricadute su tutto.
Come ricorda del suo arrivo a Los Angeles?
Ci siamo trasferite quando la mamma si è sposata con un americano dopo il divorzio con mio padre. Era tutto diverso. Io venivo da una vita di quartiere tranquilla, scuola e danza. Mi piaceva già stare sul palcoscenico da piccola. A Los Angeles ho studiato recitazione, poi ho avuto la fortuna di incontrare un insegnante sposata con un manager che ha seguito i miei passi. Ma anche se fossi rimasta a Oslo avrei seguito questa strada.
Quanto ha influito nell’essere notata il suo aspetto fisico, un mix di tratti somatici somali e norvegesi?
Non so dirlo, ma so di essermi sempre sentita appartenere a due mondi. Questo non è mai stato un problema per me, ma ho vissuto interiormente una lotta tra le mie identità: sono sempre stata una nera troppo chiara e una bianca troppo scura. Sento che in questa fase storica avere sangue misto sia una ricchezza. E’ il segno dell’integrazione. Ho l’impressione che ci sia una richiesta specifica di volti come il mio anche dall’industria del cinema.
Ha mai subito episodi di razzismo?
Credo che il razzismo stia cambiato. A volte i ragazzi dicono cose senza rendersi conto, tipo: “Non mi piacciono le ragazze di colore”. Poi io gli faccio notare il colore della mia pelle e loro rispondono: “Davvero, ho detto così?”. Insomma, dicono cose non pensando sia razzismo. 
Che rapporto ha con i suoi coetanei?
I miei amici fanno una vita diversa dalla mia, ci vediamo poco. Loro vanno all’università, io studio con tutor privati dall’età di 16 anni. Conduco una vita da adulta, ma quando mi sento ansiosa faccio una telefonata alla mamma. 
Quali sono i suoi modelli di attrici?
Cate Blanchett, Natalie Portman.
A cosa sta lavorando?
A un film indipendente che uscirà l’anno prossimo, Yes God Yes di Karen Maine, la storia di una donna cattolica che sull’affacciarsi della maturità scopre la sessualità.


Il Mattino - 17/05/2018 
(versione integrale)




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