sabato 17 marzo 2018

Con Slïmani il Marocco tra sesso e menzogna

Quando Leïla Slimani si è trasferita da Rabat a Parigi all’età di dieci anni, il suo primo choc culturale fu vedere coppie di innamorati baciarsi in strada “incuranti dei passanti, che del resto non li guardavano nemmeno”, cosa che in Marocco è “inimmaginabile e potenzialmente pericolosa”. 
La scrittrice, che con il romanzo Ninna Nanna ha vinto il Premio Goncourt 2016, vive in Francia da ventisei anni e gli choc ormai ce l’ha in Marocco. Per questo, quando durante il tour di presentazioni del suo primo romanzo Nel giardino dell’orco ha viaggiato nel suo paese natale aprendo dibattiti sulla sessualità, ha toccato con mano le contraddizioni diffuse in tema di sesso e amore e ha deciso di dedicarci un libro. E’ nato così “I racconti del sesso e della menzogna”, pubblicato in Italia da Rizzoli, una raccolta di testimonianze femminili da cui emerge l'ipocrisia di una società in cui sono ancora proibiti rapporti prematrimoniali, adulterio e omosessualità e sono tabù anche semplici scambi d’affetto e tenerezza. 

La scrittrice ha incontrato tante donne e si è messa in ascolto delle loro storie tormentate. “Non immaginavo che la gente avesse tanto bisogno di parlare” scrive Slïmani e inizia la carrellata di vite di donne che lottano contro il culto delle verginità e s’inventano spazi d’amore costrette a vivere una “sessualità multirischio” - come la definisce il sociologo Abdessamad Dialmy -, ossia cercare il piacere nonostante il rischio sociale, sanitario, di restare incinta, di perdere l’imene, di essere aggredita o arrestata dalla polizia.  
Quello che lega le storie di Soraya, Zhor, Malika e Nour è la voglia di non essere vittime, di conquistare libertà e di chiedere leggi più vicine alle esigenze della gente. Ognuna mostra coraggio a modo suo: Jamila, costretta a fare la prostituta, resta incinta e abortisce, Rim non accetta mariti violenti e divorzia due volte, Mouna si innamorata di una donna e lo dice ai genitori, Maha Sano porta a teatro I monologhi della vagina di Eve Ensler. 
Convinta che il diritto a una sessualità libera sia fondamentale per cambiare le società, Slïmani ha ben chiaro che non è la religione il principale condizionamento in Marocco, quanto l’aspetto l’economico. Se un giovane possiede casa, auto e soldi può avere la vita sessuale che vuole perché l’unica regola che nel suo paese sembrano conoscere e rispettare tutti è: “Fate quello che volete, ma fatelo di nascosto”.

Il Mattino - 16/03/2018

Nessun commento:

Posta un commento